Marcatori di encefalite da COVID-19

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 04 dicembre 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La malattia da SARS-CoV-2 o COVID-19, a causa della capacità del coronavirus di attraversare la barriera emato-encefalica (BEE), presenta la temibile complicanza dell’encefalite che dovrebbe essere diagnosticata e trattata prima possibile per evitare conseguenze e sinergie patologiche potenzialmente letali. Nei pazienti in condizione critica, assistiti in terapia intensiva, la complicanza encefalitica è quasi sempre presente e la disfunzione endoteliale sembra contribuire in modo determinante alla sua patogenesi.

Victor Altmayer e numerosi colleghi coordinati da Loic Le Guennec hanno realizzato uno studio di osservazione di pazienti affetti da COVID-19 e ricoverati in terapia intensiva (ICU, intensive care unit) allo scopo di individuare un contrassegno diacritico, ossia uno o più biomarker di attivazione endoteliale, specifici per diagnosticare tempestivamente l’encefalite.

Il risultato è veramente degno di nota.

(Altmayer V., et al. Endothelial cell biomarkers in critically ill COVID-19-patients with encephalitis. Journal of Neurochemistry - Epub ahead of print doi:10.1111/jnc.15545, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Sorbonne University, Faculty of Medicine, Hospital of the Pitié-Salpêtrière, Paris (Francia); Institute Cochin, INSERM, CNRS, University of Paris, Paris (Francia); UNICO-GRECO Cardio-Oncology Program, INSERM UMRS_1166, Institute of Cardiometabolism and Nutrition, Paris (Francia); Intensive Medicine Reanimation of Neurological Orientation, Department of Neurology, Hospital of the Pitié-Salpêtrière, Paris (Francia); DMU Neuroscience, Institute of Translational Neurosciences IHU-A-ICM, Paris (Francia); Departments of Medicine and Pharmacology, Cardio-oncology Program, Vanderbilt University Medical Center, Nashville, TN (USA).

Victor Altmayer e colleghi hanno confrontato i biomarker vascolari di pazienti affetti da COVID-19 con complicanza encefalitica e ricoverati in condizioni critiche in terapia intensiva, con i biomarker vascolari di pazienti ugualmente in ICU con la malattia da SARS-CoV-2 ma senza encefalite. Per essere ammessi nel “gruppo dell’encefalite”, i pazienti dovevano avere una comparsa di sintomi neurologici centrali e segni patologici, sia all’indagine diagnostica di risonanza magnetica nucleare (MRI, da magnetic resonance imaging) sia alla registrazione elettroencefalografica (EEG).

Applicando questi criteri, dei 32 pazienti studiati in ICU, 11 sono stati inclusi nel “gruppo dell’encefalite” e 21 nel “gruppo di controllo”.

I pazienti con complicanza encefalitica hanno fatto registrare una permanenza in ICU più protratta dei pazienti ugualmente critici ma senza interessamento da SARS-CoV-2 del cervello. Il controllo di verifica è stato effettuato 9 mesi dopo. Il tasso di mortalità registrato nel “gruppo dell’encefalite” è stato del 27%, mentre nel “gruppo di controllo” non ha superato il 19%.

L’encefalite era associata a un rilascio significativamente più alto di marker di attivazione endoteliale solubile (sE-selectin, Tumor-Necrosis-Factor-α (TNF-α), Interleukin-6, Placental Growth Factor e Thrombomodulin), e tali incrementi erano correlati con i livelli plasmatici di TNF-α. La proteina inducibile dall’ipossia ANGPTL4 (Angiopoietin-like-4) aveva livelli notevolmente e significativamente più alti nei pazienti affetti da encefalite, rispetto ai pazienti di controllo, e – al contrario di altri fattori accresciuti – non era correlata ai livelli di TNF-α.

I risultati rilevati dagli autori dello studio suggeriscono che l’encefalite associata all’infezione da SARS-CoV-2 che causa la COVID-19 è una disfunzione cerebrale acuta associata a citochine. L’unico marker risultato elevato nei pazienti affetti da encefalite, e senza rapporti con l’infiammazione sistemica, è ANGPTL4, che dunque si candida quale specifico biomarker di interessamento dell’encefalo nelle persone affette da COVID-19.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-04 dicembre 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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